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sabato 18 aprile 2015

Cronache di Leggende Perdute - XXX

"...tto bene? ... senti?"
Quelle parole echeggiavano nella sua mente, rimbombando come in una grande stanza vuota.
"Che... Cosa?" Disse riaprendo gli occhi.
La luce era troppo forte e non riusciva a vedere nitidamente, ogni cosa era sfocata ed irriconoscibile.
"Stai bene? Mi senti? Riesci a capire quello che dico?"
C'era qualcuno di fianco a lei, anche se non riusciva a riconoscere quella voce.
"D-dove sono? Chi sei?"
"Oh, per l'amore degli Dei, sta bene! Riesci ad alzarti?"
Alea provò a muoversi, tutto il suo corpo doleva e sembrava molto più pesante di quanto non ricordasse.
Sì guardò intorno, una immensa e sconfinata pianura si estendeva a perdita d'occhio.
"Che posto è questo? Mi trovavo a Kadala Nadara, c'era l'ammiraglio... poi ho perso i sensi e non ricordo più niente..."
"Kadalache? Ammiraglio? Non so di cosa tu stia parlando, ma evidentemente hai sbattuo la testa da qualche parte." Disse il ragazzo inginocchiato di fianco a lei.
"Questa è la pianura di Ubralo, a dieci giorni di cammino dal villaggio di Sop'el."
La Bekku non aveva mai sentito parlare né della pianura, né di quel villaggio, tuttavia non poteva rimanere nel bel mezzo del nulla. Decise quindi di tentare di raggiungere il piccolo borgo, nella speranza di trovare qualche informazione su come tornare alla città marittima.
Dopo essersi fatta indicare la direzione in cui incamminarsi, Alea si congedò dal giovane e si incamminò.
Addosso aveva la sue vesti da viaggio che tuttavia le sembrarono meno confortevoli del solito e sentiva sulle sue spalle il peso dello zaino che le rallentava i movimenti.
Mise una mano in tasca e ne estrasse la scaglia di Jörmungandr. Il frammento brillava fiocamente tuttavia non sembrava puntare in nessun luogo particolare.
"Fortuna che avrebbe dovuto indicarmi la strada da seguire." Disse Alea scrollando le spalle.
Continuò il suo viaggio fino al tramontare, quando decise di accamparsi per la notte. Lasciò cadere lo zaino dalle spalle e si sedette a terra per riposare qualche minuto prima di iniziare a montare la tenda.
In quella enorme distesa verde si poteva sentire solo il fruscio dell'erba mossa dalla brezza. Il cielo, libero da nuovole, consentiva di vedere in ogni direzione. Il verde si estendeva in ogni dove senza mai accennare a terminare.
Dopo aver montato la tenda Alea accese un piccolo fuoco e prendendo una striscia di carne essiccata dalla bisaccia, si accomodò per mangiare.
Le sue orecchie scattarono improvvisamente sull'attenti. Uno strano suono proveniva dalle vicinanze.
Si voltò in direzione del rumore, ma nonostante la sua vista non riuscì a notare nulla.
Per precauzione decise di evocare la sua spada, tuttavia non accadde nulla. Istintivamente portò la mano al ciondolo, togliendolo da sotto le vesti. Solo allora si accorse che la gemma di risonanza era spenta.

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