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sabato 14 giugno 2014

Cronache di Leggende Perdute - VIII

La luce del sole filtrava lievemente attraverso le leggere tende verdi.
I raggi accarezzavano quel volto dai lineamenti delicati e si riflettevano su quei lunghi capelli del colore del platino.
Una lieve brezza mosse le tende e il sole riempì la stanza.
Le palpebre si strizzarono ed uno sbadiglio profondo separò quelle rosee labbra che fino a poco fa erano delicatamente poggiate tra loro.
Stiracchiandosi per scrollare il sonno di dosso, Alea spalancò i felini occhi eterocromi. Si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse. Togliendosi le coperte di dosso, scese dal letto.
Non aveva nulla indosso e nella stanza non c'era alcun vestito. L'armadio era vuoto e non c'era niente nemmeno nei cassetti.
"La mia gemma! Dov'è?"
Il ciondolo non era al suo collo e non ne percepiva la presenza da nessuna parte. Provò ad evocare le sue vesti da viaggio ma non accadde nulla.
Senza perdere altro tempo raggiunse la porta della sua stanza e ne uscì. Il corridoio non era molto lungo e solo un'altra stanza era presente sul lato opposto.
Avvicinandosi con cautela appoggiò l'orecchio alla porta per sentire se ci fosse qualcuno all'interno.
Non percependo alcun rumore, Alea aprì la porta ed entrò.
La stanza era identica alla sua, sbirciò quindi in giro sperando di trovare la sua gemma o almeno qualche vestito, ma senza alcun risultato.
Decise quindi di scendere le scale in fondo al corridoio per esplorare il piano inferiore.
Le scale davano su un disimpegno arredato in maniera rustica, piccoli quadri raffiguranti il susseguirsi delle stagioni erano appesi sulle pareti. Un tavolinetto piazzato a ridosso delle scale sosteneva un vaso in ceramica con fiori di campo ancora freschi. Ai lati del tavolino due sedie di canapa completavano la composizione. Dalla grande porta a doppio battente lì di fronte non proveniva alcun suono, Alea decise quindi di proseguire.
La grande cucina abitabile faceva anche da ingresso, con una porta che dava sull'esterno dal lato opposto della stanza.
Le grandi finestre lasciavano passare la luce del sole che illuminava l'intera stanza. Solo il grande tavolo in legno separava la bekku dall'uscita.
Senza preoccuparsi minimamente della sua nudità, come se non le importasse per nulla, Alea varcò la soglia, ritrovandosi sul portico esterno. Lo spettacolo che le si parò innanzi la lasciò senza fiato. La casa si trovava su una piccola isola fluttuante. Un grande prato fiorito sospeso nel cielo, circondato da immense cascate. Un piccolo ruscello di acqua pura divideva quasi a metà quella peculiare isoletta, sfociando in un lagetto poco distante, con un unico, maestoso albero al suo centro.
Inglobato nel fusto dell'albero vi era un cristallo enorme, iridescente proprio come la sua gemma.
E ai piedi dell'albero, una figura minuta che guardava verso l'alto.

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