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sabato 21 giugno 2014

Cronache di Leggende Perdute - IX

Il cristallo incastonato nell'albero emetteva una flebile luce, a malapena visibile sotto i raggi del sole.
La minuta figura era di spalle, indossava un vestitino bianco ed un largo cappello dello stesso colore.
Immobile in quel punto, sembrava osservare qualcosa verso l'alto, solo la fresca brezza muoveva le sue vesti.
Alea si avvicinò lentamente per vedere meglio, e solo dopo qualche passo riuscì a capire che si trattava di una bambina, una piccola bekku, in quanto anche lei aveva una candida coda che spuntava fuori dal vestito.
Giunta sulla riva del laghetto, la bimba ne percepì la presenza e girò il capo lentamente.
Alea rimase di stucco nel vederla.
Il volto dai lineamenti delicati, i capelli color del platino e gli occhi d'oro e d'argento.
Quella che le si parava d'avanti era una piccola Alea, una sua copia identica ma da bambina.
"Finalmente ti sei svegliata!"
Disse la piccola con un sorriso radioso sul volto.
"Chi sei tu? Perché sei uguale a me?"
La bambina sorrise e tornando a guardare verso l'alto rispose.
"Davvero non mi risonosci? Eppure abbiamo passato così tanto tempo insieme."
Una forte folata di vento costrinse Alea a pararsi il volto con un braccio per evitare che foglie e polvere le finissero negli occhi.
Quando scostò la mano tuttavia la piccola bekku non era più d'avanti a lei.
Alea si guardò intorno per cercarla, ma di lei non vi era alcuna traccia.
"Quassu!"
La voce della piccola provaniva dall'alto.
Seduta su di un ramo dondolava le gambe e rideva allegramente.
"Quando..."
Ma Alea non fece in tempo a terminare la domanda che la piccola, con un rapido balzo, scese dal ramo ritrovandosi al suo fianco.
"Per me tutto è possibile." Sussurrò, correndo poi verso la casa ridendo.
La bekku si voltò stupita e si diresse anche lei verso l'abitazione.
Seduta al tavolo della grande cucina, la piccola sembrava essersi addormentata.
Alea si avvicinò lentamente e silenziosamente, poi le posò una mano sulla spalla per svegliarla.
Una sensazione di calore e familiarità la pervase, dandole l'impressione di averla conosciuta da sempre.
Quel morbido calore, quel senso di pace e quiete erano gli stessi che provava ogni volta che usava la sua gemma.
"Finalmente hai capito?"
Disse la piccola Alea alzandosi dal tavolo e stropicciando gli occhi.
"Io sono te, io sono la tua anima, e questa è Rohe."
Rohe,  la terra degli Spiriti. Un mondo parallelo dove le anime, sia dei vivi che dei defunti, vagano in attesa di essere richiamate, peregrinando per l'eternità. O almeno così raccontano i bardi.
Un'antica leggenda narra che solo i possessori delle gemme di risonanza possano avere un contatto con Rohe, nei loro sogni, dove possono incontrare le proprie anime.
"Quindi questo è un sogno? Posso parlarti perché sto sognando?" Chiese Alea un po' sconvolta dalla rivelazione.
"No. Questo non è un sogno. Tu sei tangibile. Le Anime Affini, come le chiamaimo noi, quando arrivano dal sonno, appaiono come dei fantasmi."
Rispose la piccola bekku.
Alea si sedette e chiuse gli occhi, doveva elaborare le informazioni ricevute, le sembrava di essere in un incubo dal quale si sarebbe improvvisamente svegliata da un momento all'altro.
Nella sua mente cercava di ripercorrere gli avvenimenti che l'avevano portata in questo luogo. L'indizio del ladro misterioso, le rovine di Thi'Saiuaela, il combattimento con le statue dei reggenti, e poi quello spazio infinitamente vuoto, del quale non ricordava molto, se non la sensazione di disagio e il desiderio di riavere la gemma al suo fianco, mentre cadeva in un sonno profondo.
Fu allora che comprese, riaprendo di scatto gli occhi e ritrovandosi la faccia della piccola a pochissimi centimetri dal naso.
Indietreggiando d'istinto, perse l'equilibrio sulla sedia, cadendo rovinosamente a terra.
"Hahaha! Sei buffa sai?"
"Buffa io? Cosa ti aspettavi che facessi ritrovandomi improvvisamente qualcuno così vicino?"
Disse mentre si rialzava massaggiandosi la coscia che aveva sbattuto sul pavimento.
"Quando ero in quello spazio, la voce che sentivo, quella risata... eri tu!"
La piccola annuì, porgendo una mano ad Alea per aiutarla a rialzarsi.
"Le tue memorie sono state sigillate dentro di me. Quello che sai, chi sei, le tue abilità, sono un potere troppo forte per lasciare che qualcuno possa trarne vantaggio." Iniziò a spiegare.
"Per questo non ricordi più nulla. Il luogo in cui ti trovavi avrebbe risvegliato le memorie perdute, e per evitare che ti autodistruggessi ti ho fatta entrare in un sonno profondo e ti ho portata qua."
Alea scosse il capo, la sua ragione di vita fino ad allora era stata la ricerca del suo passato, ed ora che lo aveva quasi raggiunto si vedeva il cammino bloccato.
"Ma perché? Perché non posso sapere chi sono? Se le mie abilità sono così pericolose, perché semplicemente non bloccare quelle?"
La piccola chiuse gli occhi e mosse la testa in segno di diniego.
"Il tuo nome è stato cancellato da ogni testo, se la gente oggi sapesse chi è Alea Yanglea, farebbe di tutto per averti sotto il suo controllo. Non posso rivelarti altro, non è ancora giunto il momento."
"Il momento? Il momento per cosa?" Chiese infuriata.
"Porta pazienza, un giorno ti sarà rivelato tutto e allora capirai."
Si era fatto buio nel mentre, e una coltre di stelle aveva reso il panorama ancora più suggestivo, con la luce del cristallo che si specchiava nel laghetto, creando un gioco di colori e riflessi simile a quello dell'aurora boreale.
Alea osservava quel cielo stellato dalla finestra della sua stanza, non riconosceva alcuna di quelle costellazioni, e nemmeno le due lune di Zemlya erano visibili.
Sdraiandosi sul letto si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi, e ripensando alla giornata appena trascorsa si addormentò.

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